(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

martedì 4 aprile 2017

IJF2017 - Prologo

”Siamo stati lavoratori disoccupati, provenienti da molteplici settori. Siamo stati piccoli imprenditori senza aver più le forze per iniziare una nuova impresa. Siamo stati ragazzi che non sapevano come entrare nel mondo del lavoro. Grazie allo strumento della cooperazione ci siamo trovati e abbiamo deciso di rimetterci in gioco...”

Nasce così nel 2014 la Società Cooperativa San Martino, che gestisce la taverna nel centro storico di Perugia in cui ho consumato la mia prima cena di questa ennesima tornata festivaliera. Musica anni '60 a far da sottofondo, piatti semplici e prezzi ragionevoli. Inchiavardato sulla volta in mattoni che sovrasta un piccolo palco per esibizioni acustiche un elegante basso elettrico nero. Sul palco un pianoforte verticale per le serate più allegre. Gli anni passano e anche la geografia dei locali nel centro città segue l'andar dei tempi. Un negozio di ceramiche ha ormai preso il posto del rifugio sicuro e raffinato in cui trovavo la zuppa fumante e ristoratrice nelle fredde sere novembrine, quando iniziai a frequentare Umbria Libri. L'insegna luminosa è però rimasta saldamente ancorata al suo posto, a indicare il luogo della nostalgia. Anche l'irish pub che mi offriva un pranzo veloce nelle pause meridiane ha ceduto a una paninoteca e altri locali sono arrivati a soddisfare gli appetiti dei turisti. Stamani mattina (come diceva un giovane collega pisano), alla partenza del treno che mi avrebbe portato a Firenze ho visto salire Marco. Lui al Festival del Giornalismo ci va per lavorare, come lo scorso anno. Metterà a disposizione della frenetica macchina organizzativa le proprie abilità grafiche. Dalle 8 alle 21. Pausa pranzo a base di panini consumati sul posto. Quando si dice la passione per il proprio mestiere... Seduto sul Regionale che parte da Santa Maria Novella ritrovo ben presto il rilassante paesaggio ondulato dove i capannoni scarseggiano, ma il cielo (ah, il cielo dell'Italia Centrale!) sa trasmettere forti emozioni a chi è ancora capace di alzare gli occhi dallo smartphone. Circumnavigo il Trasimeno di Annibale e, una volta sceso alla stazione di Fontivegge, mi affido all'ovovia (così Marco ha ribattezzato il mini metrò dalle vetture argentate, che trasportano con incessante discrezione i propri passeggeri fino all'acropoli). Quest'anno ho tardato a prenotare la camera e, come previsto, le difficoltà a trovar posto non sono mancate. Ho dovuto rinunciare ai B&B per tornare al mini hotel da cui tutto è iniziato. Se non ricordo male, la mia prima volta al Festival è datata 2009. Anche allora trovai ospitalità in questo piccolo albergo che sta all'inizio di via dei Priori ed esige garretti da truppe di montagna tanto per raggiungere corso Vannucci che per salire in camera. L'hotel si trova al secondo piano di un edificio privo di ascensore e questa volta mi hanno assegnato la camera migliore, con terrazzino esclusivo e vista panoramica sui tetti della città antica (privilegio che richiede un supplemento di ripidi scalini). Al termine del Festival, quel lunedì del 2009 in cui mi apprestavo a rientrare a casa, in attesa che arrivasse l'ora per far colazione accesi la tv e ascoltai le notizie dei primi TG. Alle 3:32 della notte precedente un disastroso terremoto aveva distrutto L'Aquila.

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