(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

giovedì 14 settembre 2017

Ad altiora nati sumus

Nel dicembre del 1990 mi accingevo a dare uno degli esami che costellavano la carriera dei Collaboratori di una Signora Banca, che oramai vive soltanto nel ricordo di coloro che hanno avuto il privilegio di farne parte e alla quale gli attuali succedanei non sarebbero nemmen degni di allacciare i calzari (me la tiro, lo so, ma ne ho ben donde). Una volta superata la prova, a coronamento di tre anni di formazione itinerante svolta sul campo in numerose filiali dislocate sul territorio nazionale, e inframmezzata da corsi di cui oggi si è persa memoria, di quelli tenuti da formatori veri, durante i quali bisognava studiare sul serio perché le materie presentavano complessità tecniche, giuridiche, procedurali e di normativa interna (che nel tempo si sono moltiplicate...), fui finalmente ammesso al cospetto del capo di Organizzazione. Il dott. Tamburrini dirigeva il Servizio Organizzazione da cui dipendeva l'intera struttura della Banca, in Italia e all'estero, isole comprese. "Bene", esordì il Duca-Conte. "Ora che abbiamo verificato che sa tutto, lei è pronto per assumere il suo prossimo incarico". Al mio timido accenno a schermirmi, che, no, beh, non posso dire di sapere proprio tutto... Tamburrini mi interruppe. "Eh, no, guardi. Ciascuno dei miei collaboratori, qui - indicando i pochi che avevano accesso al suo ufficio - deve sapere benissimo la parte che lo riguarda. E poi devono sapere anche tutto quello che so io. Mi aspetto altrettanto da lei. Buon lavoro!"

Fra i nostri compagni di corso alla Smalp avevamo un ragazzo lombardo ben presto soprannominato "il cardinale", per via dell'eloquio forbito, la stazza importante e l'incedere solenne, che invero mal si adattavano all'ambiente smalpino.Trilaureato (teologia, filosofia e, se non ricordo male, lettere), Angelo dopo il corso venne nominato delegato COCER (l'organismo centrale della rappresentanza militare, una sorta di sindacato, che si riuniva a Roma). Ci raccontò degli sguardi smarriti che accolsero uno dei suoi interventi, in cui per argomentare la propria tesi elencò le dieci categorie aristoteliche, evidenziandone per ciascuna i parallelismi con la vita militare. Dobbiamo a lui il motto del 125° Corso AUC: Ad altiora nati sumus (nel senso che fu lui a proporre questa che credo essere una citazione da qualche classico latino).

Ho sempre puntato all'eccellenza, tanto nello studio che nel lavoro, ben consapevole che solo se si punta in alto si potranno ottenere risultati soddisfacenti pur se non si raggiunge la vetta. Chi si accontenta di poco rischia di ottenere meno. Per questo, proprio perché io offro in ogni contesto in cui mi inserisco un livello elevato di competenza, disponibilità e risultati, non tollero la sciatteria, la distrazione, il pressapochismo, l'improvvisazione. Chi si è trovato ad avermi come collega di lavoro o compagno di viaggio, collaboratore in iniziative e progetti della piú varia natura, sa per avermi dovuto sopportare quanta cura maniacale, quanta pignoleria, quanta attenzione ai particolari (retaggio smalpino), quanto bisogno di prevedere, pianificare, organizzare, offro e richiedo. Quando non conosco la risposta alla domanda che mi viene rivolta dico "non lo so". Per questo non tollero chi millanta competenze che non ha, chi mi dà risposte improvvisate, inattendibili, inventate al solo scopo di non apparire impreparato. Su quelle risposte io baso poi le mie attività e se ho informazioni errate, non potrò di certo ottenere buoni risultati. Esigo, da sempre, che qualsiasi pubblico dipendente a cui mi rivolgo esegua diligentemente i propri incarichi, fornisca risposte cortesi, appropriate e soddisfacenti evitando di farmi perdere inutilmente del tempo che non ho. Pretendo dai miei interlocutori la stessa disponibilità e cortesia che io offro loro. Mi attendo che gli organi di informazione diffondano notizie attendibili e verificate, dati precisi e veritieri. Quando tutto questo non si verifica, reagisco in maniera decisa e ostinata al fine di ripristinare l'ordine corretto delle cose. E, nel corso del tempo, ho imparato a ottenere i risultati attesi, per quanto modesti. Come il piccolo colibrì che vola in direzione del bosco in fiamme recando poche gocce d'acqua nel suo becco, anch'io faccio la mia parte.

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