(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 11 settembre 2017

Il micio appendino

Il micio appendino ha un fratello gemello. Entrambi sono frutto della mia mattiniera incursione in un negozietto poco distante dalla chiesa di San Francesco, a Udine. Era il mio primo Vicino/Lontano, quando incontrai Shirin Ebadi, leonessa di Persia, feci la conoscenza con "l'amico Isaias" e mi gustai alcuni esilaranti filmati made in Romania, che se ci penso, ancora mi scompiscio. Tanto per darne un assaggio, citerò l'episodio della problematica uccisione del maiale, che venne infine rinchiuso nella cucina di un appartamento trasformata in camera a gas. Una volta accertatisi che la bestia era morta il locale fu arieggiato per consentire l'ingresso ai carnefici. Dopo l'esecuzione occorreva scotennarlo e qualcuno ebbe l'idea di passare un cannello acceso sul corpo dell'animale, gonfio di gas come una zampogna. L'esplosione demolì mezzo palazzo. Il negozietto era gestito da una giovane signora olandese, che esponeva sugli scaffali un'infinità di graziosi piccoli oggetti utili a decorare e abbellire la casa. Mi spiegò che il clima poco favorevole induce gli olandesi a passare molto tempo in casa e da qui nasce la loro abitudine di rendere particolarmente confortevole e accogliente ogni ambiente domestico, guarnendolo con ornamenti utili a compensare il grigiore esterno e gratificare gli animi. Assieme ai mici appendini non seppi trattenermi dall'acquistare anche lo Stivale-toc-toc, pure lui in ghisa come i due mici. Non indugiai oltre nelle compere, giacché avevo provvisto il mio zainetto di sufficiente zavorra e la giornata era appena all'inizio. Lo stivale bussatore fu presto inchiodato al portoncino d'ingresso di casa mia, a deliziare i questuanti, mentre i mici erano in attesa ormai da qualche anno di trovare la loro collocazione. Nell'incursione che mi ha costretto in questi giorni a riorganizzare gli spazi in casa di mia madre (malgrado la sua determinata contrarietà) mi sono ben presto reso conto che a piano terra c'era bisogno di un attaccapanni, di qualche appendino a cui agganciare qualche capo di biancheria, per rendere più funzionale l'accampamento. La concitazione dell'emergenza per fortuna non mi ha fatto perdere lucidità e capacità organizzativa, quanto mai necessarie in questi frangenti, e mi sono ricordato dei due mici di ghisa, che hanno finalmente ottenuto il loro giusto riconoscimento e contribuiscono a rendere più pratico e ordinato quello che nei primi giorni somigliava più a un campo di battaglia dove le bestemmie gareggiavano con la katiuscia in frequenza di raffiche e potenza di tiro.

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