e le note vengono aggiornate di quando in quando)
martedì 21 novembre 2017
Portàteli a casa vostra!
Per quanto trita e ritrita, frusta e consunta, questa esortazione ricompare tuttavia in ogni dibattito "social" che si rispetti. Urlata, per lo più; accompagnata da confacente corredo di punti esclamativi, utili, nelle intenzioni delle Anime Candide, a riaffermare la perentorietà del Verbo sottaciuto da tutti i media mainstream (ci si riferisce qui a un candore dialettico, sia mai...). La gestione dei flussi migratori è un tema che interesserà la parte più ricca del mondo per i prossimi decenni. Sulle modalità, le soluzioni, le strategie a breve e medio/lungo termine da adottare per affrontare i problemi complessi e gravosi che saremo, tutti, chiamati a trattare, le opinioni possono divergere. Non c'è dubbio. Il confronto è salutare in ogni società civile. Ridurre il dibattito a uno scambio di slogan rivela la fragilità delle proprie argomentazioni, spesso soltanto terreno di risulta della propaganda politica, del pregiudizio o di un provincialismo che costringe la vista entro l'orizzonte segnato dal proprio campanile. Quando un'azienda entra in crisi e i sindacati reclamano l'applicazione degli ammortizzatori sociali, nessuna Anima Candida apostrofa Susanna Camusso, ammonendola a portarsene qualcuno a casa. L'intervento della mano pubblica in questo caso non viene messo in discussione. Quando vengono segnalati casi di senza tetto, genitori separati costretti a dormire in auto, artigiani e piccoli imprenditori vessati dal fisco pronti a suicidarsi perché non c'è la fanno più, la valenza sociale, comunitaria, pubblica, del problema viene pacificamente riconosciuta e si chiede, giustamente, l'intervento delle istituzioni. Cassintegrati, senza tetto e piccoli imprenditori vengono considerati senza esitare appartenenti al "gruppo" e, come tali, meritevoli della solidarietà collettiva. Nei confronti degli estranei, invece, scatta il senso di repulsione, il bisogno di autodifesa, il presidio del territorio contro gli "altri", i "foresti" che vanno tenuti alla larga con barriere fisiche (muri, reticolati), o mentali (paura, pregiudizio e stereotipi). Si guarda alla persona e non al problema. Le Anime Candide, che pure sostengono per lo più orgogliosamente di appartenere alla Chiesa Cattolica, sono più attente a considerare la persona. Purché sia di pelle bianca, religione non musulmana e con un discreto conto in banca. Il tema politico, invece, dovrebbe riguardare il problema. E le difficoltà derivanti dalla gestione dei flussi migratori non si risolvono certamente con il buon cuore di qualche Samaritano. Il ruolo del volontariato, spesso un ruolo di supplenza all'inerzia, all'incapacità o addirittura all'ottuso contrasto di talune istituzioni, è meritorio, encomiabile, indispensabile a salvaguardare una coscienza e una dignità collettive messe a repentaglio dalla dabbenaggine delle Anime Candide. Ma qualche coperta e un piatto di minestra calda non possono certo rappresentare un intervento strutturale efficace. Chi desidera manifestare la propria privata solidarietà ha molti modi per farlo. Può anche accogliere in casa propria qualche migrante, certo (e non mancano gli esempi di questo esercizio di umanità militante). Pudicizia vuole, però, che non si meni vanto della carità fatta (e questo, per la loro asserita pratica religiosa, le Anime Candide dovrebbero saperlo). La Chiesa stessa, per coerenza, si dice, dovrebbe mettere in pratica quella Carità tanto declamata dai pulpiti, e lo fa. Ma non è questo il punto. Una società civile e laica deve essere in grado di far fronte con mezzi adeguati e risposte strutturali a un problema tutt'altro che transitorio e per nulla privato. Il nostro Paese ha messo in piedi un sistema di accoglienza che magari non funziona sempre a dovere, perfettibile senz'altro. Insistere ad affrontare la questione cercando di scansarla con risibili argomentazioni strumentali o, peggio, banali obiezioni frutto di preconcetto e superficialità, non aiuta. Meno casette e più biblioteche. I Bar Sport, con le dotte dissertazioni che gli effluvi alcolici producono, generano soltanto il sonno della ragione e rischiano di complicare situazioni che invece possono essere affrontate utilmente con il concorso di tutti.
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