(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 20 gennaio 2018

70 anni di un mito

Il 2018 sembra essere piuttosto ricco di anniversari. Il centenario della Grande Guerra, gli 80 anni dalla promulgazione delle vergognose leggi razziali; i settant'anni dall'entrata in vigore della Costituzione repubblicana. Il '68 ne compie cinquanta e i nati nel 1978 diventeranno finalmente quarantenni (assieme a Cinemazero e alla Corale cordenonese). Fra le tante ricorrenze, rimangono per me non meno significativi i 70 anni di Tex. L'eroe a fumetti che ha accompagnato l'adolescenza di molti di noi (e anche di qualche genitore ormai incanutito) vide la luce nel 1948. Per celebrare l'anniversario da qualche settimana si trovano in edicola degli eleganti cartonati con le sue prime avventure. Tradizionalmente, il colore è riservato soltanto ai numeri “centenari” della collezione, mentre le uscite mensili degli albi di Tex contengono disegni in bianco e nero. In questi volumi celebrativi, tuttavia, per sottolineare la solennità della circostanza, i disegni sono stati colorati, conferendo alle pagine maggiore raffinatezza. Già dalla terza uscita si è passati a una storia del 1969, dove ho potuto subito riconoscere il tratto di Galep che mi fece innamorare di quelle strisce. Le storie di Tex erano inizialmente sceneggiate da Gianluigi Bonelli e disegnate (per parecchi anni) da Aurelio Galleppini (in arte, Galep).

“Non è un mistero che tra i due personaggi ideati nel 1948 da Giovanni Luigi Bonelli per la Casa editrice Audace, quello destinato a sfondare sarebbe dovuto essere Occhio Cupo. Formidabile spadaccino e protagonista di avventure a metà strada tra “Il Corsaro Nero” di Emilio Salgari e “I tre moschettieri” di Alexandre Dumas, vittima di un perfido complotto non dissimile da quello che aveva rovinato la vita di Edmond Dantés (in un altro romanzo di Dumas), il marchese Carlo Lebeau – questa l'identità civile nascosta dietro la maschera da giustiziere di Occhio Cupo – proponeva al lettore un ciclo di storie dove gli usuali cliché “cappa e spada” venivano calati nell'insolita ambientazione delle misteriose foreste del Canada, popolate da feroci pellerossa e sconvolte dalla guerra tra due grandi potenze coloniali come Francia e Inghilterra. L'altro personaggio ideato da Bonelli era un pistolero perseguitato da un “ingiusta giustizia”, un fuorilegge senza colpe, dal cuore nobile e dalla granitica determinazione [...]”.
(Luca Barbieri, nel primo numero del settantesimo)
”Mi misi al lavoro dando la precedenza a Occhio Cupo, perché lo ritenevamo la carta vincente. L'esecuzione di una tavola richiedeva quasi un'intera giornata. Il disegno era molto accurato e altrettanto la documentazione. Finivo quel lavoro verso il crepuscolo; giusto il tempo per mandar giù un boccone e quindi riprendevo con l'altro fumetto, cui mi dedicavo sino a notte inoltrata.”
Così riferisce il disegnatore. Il successo che accolse la pubblicazione fece poi cambiare i piani e Galep poté dedicarsi anima e corpo alle storie di Tex. L'evoluzione del tratto è evidente: dal segno rapido iniziale, si passa a un disegno elegante e meglio definito che, a mio modo di vedere, ha caratterizzato l'età dell'oro di Tex, in quell'Italia che si dibatteva fra crisi economica e tensioni sociali, domeniche a piedi e attentati dinamitardi. Col passare degli anni altri sceneggiatori e altri disegnatori si avvicenderanno per garantire la puntuale uscita mensile degli albi, ma io rimango affezionato al Tex di Galep degli anni '70.

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