(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

martedì 13 novembre 2018

Il libro della quinta classe

Custodisco fin da ragazzino alcuni libri di scuola appartenuti a mio padre (classe 1930), che versano ormai in condizioni sempre più precarie (complici alcuni miei adolescenziali interventi a base di nastro adesivo che, malgrado le buone intenzioni, non soltanto non si sono rivelati efficaci per la tenuta delle rilegature, ma hanno intaccato le pagine con le sostanze chimiche rilasciate dallo scotch che ho utilizzato). Ho scoperto di recente che a due passi da casa hanno il loro laboratorio di restauro due barbuti fratelli, uno dei quali, calligrafo e mastro rilegatore, si è offerto di venirmi in soccorso. Gli ho quindi affidato speranzoso i sei volumi editi dalla Libreria dello Stato, Roma, in uso agli alunni della quinta elementare e attendo con trepidazione di apprezzare l’esito della cura. Religione, storia, geografia, aritmetica, grammatica, queste le materie incluse negli aviti sussidiari. Si aggiunga un libro di letture e un testo dalle evidenti finalità politico-propagandistiche, Il balilla Vittorio. Prima di consegnare i libretti al loro amorevole risanatore ho aperto a caso il libro di lettura, ottenendo conferma che il caso non esiste. A pagina 182 si parla di razze e uno dei paragrafi è riservato a “Gli ebrei”:
Ma fra i nuovi conquistatori si era mescolata la razza giudaica, disseminata lungo le rive del Golfo Persico e sulle coste dell’Arabia, dispersa poi lontano dalla patria d’origine, quasi per maledizione di Dio, e astutamente infiltratasi nelle patrie degli Ariani. Essa aveva inoculato nei popoli nordici uno spirito nuovo fatto di mercantilismo, uno spirito che mirava unicamente ad accaparrarsi le maggiori ricchezze della terra. L’Italia di Mussolini, erede della gloriosa civiltà romana, non poteva rimanere inerte davanti a questa associazione di interessi affaristici, seminatrice di discordie, nemica di ogni idealità. Roma reagì con prontezza e provvide a preservare la nobile stirpe italiana da ogni pericolo di contaminazione ebraica e di altre razze inferiori. Dopo la conquista dell’Impero venne bandita, ad esempio, una severa crociata contro il pericolo della mescolanza fra la nostra razza e quella africana (meticciato). I popoli superiori non devono avere vincoli di sangue con i popoli assoggettati, per non venir meno a un’altra missione di civiltà, per non subire menomazioni di prestigio e per non porre in pericolo la purezza della propria razza.
Il testo è un’edizione del 1940, due anni dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali. Quando oggi si parla, a sproposito, dell’indottrinamento cui sono sottoposti i ragazzi che frequentano le nostre scuole, bisognerebbe forse tener presente in che modo veniva presentato il mondo a bambini delle elementari 80 anni fa, quando i mezzi di comunicazione esistenti erano saldamente controllati dal governo e non esisteva la disponibilità di informazioni e la possibilità di verifica e confronto che abbiamo oggi. Passando a occuparsi di “emigrazioni”, il testo avverte: “gli Ariani che si volsero verso gli Appennini, affacciandosi al Mediterraneo, si incontrarono con popoli intelligentissimi, come i Liguri, gli Umbri, i Tirreni, i Sanniti, i Siculi, ai quali infusero il loro spirito ardimentoso, dando luogo ad antiche civiltà di cui rimangono ancora tracce ed avanzi gloriosi”. E prosegue: “Una sola però di queste civiltà poté resistere ai secoli: quella mediterranea o latina; formata e modellata da Roma, si può considerare come la più gloriosa della terra, perché ebbe dominio sulle altre razze.” E tanto dovrebbe bastare per comprendere quanto sia importante, ma anche pericolosa, ogni attenzione dedicata all’istruzione, che merita interesse, risorse e considerazione ben diversi da quelli che le sono riservati ai giorni nostri.

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