e le note vengono aggiornate di quando in quando)
venerdì 9 novembre 2018
Vacanze greche (II)
[la prima parte di questa cronaca tormentata si può leggere qui www.iltaccuinodipiterpan.it/2018/11/vacanze-greche-i.html]
Prima che possa cedere alla disperazione il maresciallo dei carabinieri mi viene in soccorso, avvisandomi che anche nei giorni festivi ci dev’essere sempre un ufficiale di stato civile reperibile per ricevere comunicazione di nascite e decessi. Sentirà quindi lui il sindaco perché attivi il funzionario di turno, che a sua volta andrà in comune per rispondere al fax. Intanto però il tempo passa e il traghetto inizierà ben presto a scaldare i motori. Se lo perdo, il successivo partirà la sera e io arriverò in Grecia troppo tardi per raggiungere la Comitiva, che nel frattempo sarà ripartita per la tappa successiva del tour. Comincio a sudare e ritorno in comune dove rimango in trepida attesa. I minuti passano e l'ansia monta, ma finalmente, quasi sul filo di lana, arriva l’agognato nullaosta. Nel giro di 5 minuti netti l’ottima impiegata dell’anagrafe, avendo ben compreso tutta la mia urgenza, mi confeziona una carta d’identità nuova di zecca e io mi scapicollo (armi e materiali al seguito) in direzione del molo di attracco della mia Mayflower, dove arrivo ansimando e grondante di sudore. Ripasso dall’ufficio di polizia e, ormai pressoché disidratato, salgo a bordo appena prima che levino la passerella. Dopo aver reintegrato i liquidi mi metto a studiare un piano d’azione. Le difficoltà non sono terminate. Dal porto di Igoumenitsa dovrò infatti raggiungere l’hotel che ospita la Comitiva a Kalambaka, distante 168 chilometri di strada di montagna. Devo riuscire a contattare Christiane perché mi faccia trovare un taxi al mio arrivo in Grecia. Ma sono sul traghetto. E non ci sono telefoni cellulari. Scopro che la nave farà sosta a Corfù (ma non so quanto si tratterrà). Decido allora di scendere per andare alla ricerca di un posto telefonico pubblico, che per fortuna trovo a non molta distanza dalla banchina. Il posto telefonico è, ovviamente, affollatissimo, ma dopo qualche insistenza riesco ad accaparrarmi una cabina e chiamo l’hotel di Kalambaka, dove per fortuna la Comitiva stava cenando. Ottengo finalmente di parlare con la mia salvifica guida. Tenendo un occhio puntato sul traghetto, col respiro affannoso e le dita incrociate affinché la scialuppa non salpi nel frattempo, abbandonandomi al mio triste destino, neutralizzo ogni obiezione di Christiane (occorre trovare qualcuno disposto a farsi quasi 200 km e altrettanti per il ritorno a vuoto e il costo della scarrozzata non sarà modico; in più, il tempo a disposizione per organizzare il tutto è decisamente scarso). Con piglio che non lascia margini a esitazioni ingiungo a Christiane di farmi trovare una macchina al mio arrivo a Igoumenitsa: in alternativa, la mia vacanza salta e dovrò fare ritorno a casa. Da qui in avanti sarebbe sempre più difficoltoso rincorrere la Comitiva lungo il tragitto previsto. Sbarco verso le otto di sera nel porto greco e, quando trovo ad aspettare sul molo un ragazzino che tiene sul petto un cartone con la scritta “Mr. Barzan”, mi sembra di essere catapultato su un set cinematografico. Vassilis oltre all’inglese parla anche qualche parola di italiano; durante la lunga traversata chiacchieriamo e mi racconta che lavorava in banca pure lui, ma si è licenziato perché col taxi guadagna di più. Facciamo una sosta a metà percorso in una taverna per rifocillarci e consentire all’autista di sgranchirsi le gambe. Superando una serie di tornanti e saliscendi arriviamo poco dopo la mezzanotte a destino. Ringrazio Vassilis, che deve ora sobbarcarsi al contrario il periplo montano, ma pare soddisfatto di aver portato a termine la missione nel migliore dei modi. Christiane mi sta aspettando alzata e mi ha fatto tener da parte anche qualcosa da mangiare (ah, l’efficienza asburgica!). L’indomani mattina riprendo finalmente posto sul torpedone e lungo la strada non riesco a sottrarmi alla richiesta della Comitiva di narrare tutti i dettagli del mio avventuroso inseguimento. La vacanza è salva e, sia pure con un discreto sovrapprezzo, non si può certo dire che ci si annoi.
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