e le note vengono aggiornate di quando in quando)
giovedì 20 dicembre 2018
Il re minore
Dominò, dominò, dolce nome di un valzer francese... Inizia così un valse musette che se fosse un vino si potrebbe definire “di pronta beva” (https://www.youtube.com/watch?v=SGM_xYr1ePs). Un ballabile a uso delle orchestrine prêt-à-porter che qualche lustro fa anch’io animavo come solista (che è un modo elegante per dire in italiano one man band) e che avevo inserito fra i “titolari” del mio repertorio. Da qualche giorno ho ripreso a frequentare quotidianamente la pedemontana pordenonese. Oggi per salire sono passato da Sedrano e una volta arrivato alla sinusoide d’asfalto che lambisce i locali in cui era la Trattoria Stella mi è tornato in mente Stefano, il mio amico liutaio e chitarrista di cui ho già parlato qui. Durante il tour de force di prove notturne che aveva luogo nella sala insonorizzata coi cartoni delle uova sudai sette camicie per riuscire a convincere i miei due accompagnatori che quel brano doveva essere eseguito a una velocità decisamente superiore rispetto ai valzerini da balera a cui erano abituati. Dovemmo quindi ripeterlo più volte. La struttura della canzone è abbastanza semplice: un’introduzione, il ritornello, la strofa, si riprende il ritornello e si termina con una coda. Il finale è il classico “zan-zan”. La maggior parte dei miei spartiti sono frutto di acquisizioni successive: repertori delle fisorchestre in cui ho suonato, scambi fra amici, fotocopie rubate da corpose raccolte di cui ho avuto la temporanea disponibilità… Spesso si tratta di fotocopie fotocopiate da precedenti fotocopie, il cui risultato è davvero di scarsa leggibilità. Non di rado quegli spartiti contengono errori e refusi. Io i miei brani li conoscevo: qualche volta avevo integrato, evidenziato e corretto gli spartiti; più spesso ricordavo semplicemente a memoria la nota giusta o l’accordo corretto. Tra le fotocopie che avevo passato a Stefano perché si impratichisse nell’accompagnamento dei brani c’era anche lo spartito di “Dominò”, ricco di errori e correzioni. L’ultimo accordo del “zan-zan” finale è un re minore, ma il lettering dello spartito è pasticciato e non si legge bene. Mi accorsi che Stefano aveva eseguito un re maggiore e glielo feci notare: “L’ultimo accordo è un minore, eh, mi raccomando”. Tanto lui che Massimo rimasero a bocca aperta all’idea che in tanta baraonda io avessi potuto riconoscere l’errore nell’esecuzione di quell’ultima semiminima e in un fiat mi guadagnai ai loro occhi una immeritata autorevolezza in campo musicale. In realtà per me fu piuttosto semplice rilevare la stecca, dato che quando si esegue in contemporanea lo stesso accordo, minore (io) e maggiore (Stefano), quel che si sente non è una dissonanza, ma lo stridio delle unghie sullo specchio. E siccome a steccare non ero stato io, era inevitabile che l’errore fosse del chitarrista. Considerata la precaria leggibilità dello spartito, immaginai facilmente come potevano essere andate le cose. Stefano però rimase convinto che io avessi un orecchio assoluto e continuò a riconoscermi, negli anni a seguire, un talento non sempre giustificato.
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