(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

martedì 11 dicembre 2018

Uomini e caporali


"Ho deciso che da ora in poi offriremo una gita di fine naia agli alpini congedanti e voglio affidarne a lei l'organizzazione." Che culo, pensavo, mentre il comandante di battaglione mi esponeva i dettagli di quest'altra ardimentosa missione. Qualche tempo prima aveva deciso di acquistare un acquario per la sala mensa del circolo ufficiali e a me spettò curarne l'allestimento e la successiva gestione. Allo scopo andai a Udine, in via Grazzano, per scegliere i pesci che avrebbero allietato con le loro vivaci livree i nostri pasti, acquisendo nel contempo alcune basilari nozioni di ordinaria manutenzione del nuovo ornamento da salotto appena incorporato dall'esercito. A differenza di altri reparti, da noi le reclute arrivavano con cadenza mensile e con la medesima frequenza attendevamo ai congedamenti. Il Comandante intendeva dare un contentino al CO.BA.R., che con precedente delibera aveva proposto l'istituzione di viaggi premio di commiato per gli alpini da spesare al capitolo "benessere del personale". La prima gita ebbe per meta Redipuglia e filò tutto liscio. L'escursione successiva, dato che all'alto ufficiale interessavano alcune ville venete che ancora non conosceva, si svolse nel trevigiano. Perché a quei tour partecipava pure lui, col proprio autista, entrambi in regolare missione. Quel giorno saremmo andati prima a Fanzolo, dov'è villa Emo, e poi a Maser, per vedere villa Barbaro. Il battaglione aveva dei distaccamenti a Pontebba e Ugovizza. Mi ero accordato con i furieri delle rispettive compagnie affinché i militari partecipanti alla gita ci raggiungessero a Carnia (frazione del comune di Venzone), dove li avremmo attesi con il pullman proveniente da Tolmezzo. I distaccati arrivarono all'appuntamento con più di un'ora di ritardo. Io stavo già sudando. Il Comandante ci aspettava a Fanzolo. Quando arriviamo a destino lo trovo che sobbolle. Davanti alle truppe schierate ha inizio una sommaria inquisizione: "Cos'è successo? Come mai siete arrivati così in ritardo?" Gliene spiego il motivo. "Un nome, mi dia un nome. Voglio una testa da far saltare! Con chi aveva parlato a Pontebba?", mi incalza. "Beh, io mi sono accordato con un caporale della fureria…", rispondo. Un Nobilhomo del suo rango, Ten. Col. t.SG con stelle bordate di rosso, non era certo il tipo da mischiarsi con la vile plebaglia. Riavutosi dalla delusione per non poter incriminare del misfatto un ufficiale (uno S.Ten. qualsiasi andava bene), lo sbuffante biancopennuto mi apostrofa con tutto lo sdegno di cui è capace: "Ma... Barzan, lei parla con i caporali?" E per non far attendere oltre i padroni di casa, mi ingiunge stizzito di dare inizio alla visita, gira i tacchi e se ne va.

Ospedale civile di Pordenone, dialogo fra un Amministratore di Sostegno e una Caposala.
AS: “Soltanto altre due cose, una davvero importante, l’altra meno. Appena riesce, dia cortesemente un’occhiata alla camera dov’è mia madre. Sulla balaustra del terrazzino sono appoggiati due pezzi di listello in marmo, di quelli che si usano per i battiscopa, probabilmente avanzati dall’ultima manutenzione. Siamo all’ottavo piano e se anche uno soltanto di questi cadesse in testa a qualcuno, mi sa che la sala operatoria non basta… Io ieri ho avvisato il personale: bisogna toglierli di lì.”
C: “Eh, ma non si può uscire sul terrazzino: le porte sono chiuse” (dimostrando di conoscere bene il proprio reparto: in effetti quei vetusti serramenti in acciaio risultano fissati ai loro telai con delle viti, a evitare inopportuni e pericolosi accessi all'esterno).
AS: “Beh, bisognerà aprirle” aggiungo con un tono che non lascia spazio a repliche. Recupero poi un modulo che mi fecero firmare in fase di dimissioni dal precedente ricovero di mia madre sul quale si legge: Gentile Signora e Signore, nell’accoglierla nel nostro reparto desideriamo fornirle alcune importanti informazioni riguardo la sua degenza e ci impegniamo ad assicurarle la massima attenzione e professionalità (…). Segue l’indicazione nominativa del medico responsabile della gestione del ricovero e del suo sostituto. Lei ha diritto ad essere informato in modo semplice e chiaro sugli esami, le diagnosi, le terapie e i trattamenti che le vengono praticati (...)
AS (porgendo il modulo all’interlocutrice): “Ecco, voi non la consegnate all’atto del ricovero una cosa del genere?”
C (mostrando prevedibili segni di smarrimento): “Beh... no, certo, se uno ne ha bisogno, possiamo anche darlo...”
AS: “A me farebbe piacere averlo.”
La Caposala, donna sagace, ha ormai fiutato puzza di rogna. Dopo esserci congedati, incarica un aitante OSS di scavalcare la finestra della camera in cui è ricoverata mia madre per recuperare i due listelli di marmo, avvisandomi che è rimasta senza moduli, ma che se li procurerà al più presto e mi farà avere il mio. Morale: anche i caporali, se ben indirizzati, sanno risolvere i problemi.

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