(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

domenica 24 febbraio 2019

La lezione di musica

Quando eravamo ragazzi si andava alla scuola di musica. Nell’oratorio dei Frati una volta a settimana (mi pare fosse di mercoledì) alcune stanze erano occupate da giovani promesse intente a coltivar le loro doti concertistiche, mentre altri nel frattempo s’interrogava sulla reale consistenza di quelle embrionali aspirazioni… Fin dai 9 anni venni iscritto a quei corsi. Teoria e solfeggio prima, per passare poi allo strumento. Dopo due o tre anni di studio, non so più per quale ragione, mia madre decise che era meglio cambiare. Anche il figlio di alcuni nostri vicini suonava la fisarmonica e prendeva lezioni a domicilio da un maestro che arrivava da Montereale Valcellina, il martedì pomeriggio. A seguito di fitte consultazioni fra le rispettive genitrici, a casa mia si decise per il cambio.

martedì 19 febbraio 2019

Venezia, la luna e tu (3)

Mi son quel gondolier
che in gondola ve ninola
el remo in forcola sivola
con un gran s'cioco de basi

La passeggiata serale lungo la solitaria Fondamenta della Misericordia è diventata un'abitudine piacevole e rilassante, tanto più dopo che ho eletto El Mariner mio ristoratore di fiducia. Percorrere calli semi deserte avvolti dalla penombra fischiettando "Signorinella pallida, dolce dirimpettaia del quinto piano", come mi veniva spontaneo fare in questi giorni, poteva sembrare un affronto ai barcaioli in transito. Stasera mi è tornato in mente questo ritornello da veneziano doc e mi sento più a mio agio. Note de luna, note piena de stele. Vago in cavana e vogo, e vogio cantar. Così recita la strofa che mi riporta all'estate dei miei vent'anni, alle serate post concerto in pizzeria, alla colonia marina di Belluno (a Caorle) e ai cori a doppia voce.

lunedì 18 febbraio 2019

Venezia, la luna e tu (2)

La giornata inizia con il dovuto pellegrinaggio al Ghetto, avendo conferma che Cannaregio è un sestiere estraneo alle torme vocianti di ragazzini in gita scolastica, dove il passeggio ha un respiro più ampio. E si scopre una versione inedita della città. Il portalettere intento alla consegna della posta mi conferma quanto già avevo nel frattempo intuito: la numerazione dei civici è progressiva, per sestiere. "Ma ci sono dei salti", precisa, "Non è così semplice". Gli auguro buon lavoro e mi avvio al museo ebraico. Nel Campo del Ghetto Nuovo c'è una postazione permanente di polizia, un elegante gazebo dove stazionano aitanti finanzieri, segno che l'area necessita di sorveglianza continua. All'ingresso del museo si viene perquisiti con metal detector, bagagli compresi, come al Jewish Museum di Londra. Si organizzano visite guidate alle sinagoghe e al mio gruppo, molto intimo (siamo in cinque) tocca in sorte un'accompagnatrice logorroica, di quelle che pur di non lasciarsi interrompere infarciscono il discorso di mille inutili divagazioni. Anche lei conferma che sull'origine della Giudecca i pareri non sono concordi.

domenica 17 febbraio 2019

Quelle battaglie non furono inutili

Fra qualche giorno riprenderò il lavoro, dopo quasi 18 mesi di assenza. Poco meno di un anno e mezzo durante il quale, da figlio unico (e single), mi sono dovuto occupare da solo di una madre novantenne alle prese con gli acciacchi invalidanti dell’età. Sono un privilegiato. Ho iniziato a lavorare in un’epoca assai diversa dai tempi che viviamo e per questo ho un contratto a tempo indeterminato. Lavoro in un’azienda strutturata e solida, che può permettersi di rinunciare per un periodo così lungo anche a più collaboratori che siano costretti ad assentarsi per i medesimi gravi motivi. Ho usufruito di ferie, permessi, aspettative retribuite e non retribuite, retaggio di un sistema di welfare che si sta progressivamente sgretolando.

sabato 16 febbraio 2019

Venezia, la luna e tu (1)

Całe de ła bissa, seguito da un numero a quattro cifre che par di essere a Manhattan. Questo è l'indirizzo del mio precario ricovero lagunare (la "elle" dei veneziani in questo caso vale come una "e": anche gondoła si pronuncia "gondoea"). Mi sono sempre domandato come facciano i postini a raccapezzarsi con i numeri civici delle case di Venezia, ma, soprattutto, quale sia il criterio che sovrintende la loro assegnazione. Proverò a chiedere al prossimo portalettere che incontro. La città è a un'ora di treno da casa, troppo facilmente raggiungibile per evitare la tentazione del pendolarismo. Meta obbligata delle prime gite scolastiche, nel corso degli anni a seguire diventa la destinazione di fugaci visite giornaliere. Qui venni per il carnevale, opportunamente acconciato, mentre frequentavo le superiori; e poi per visite guidate all'Arsenale, all'Accademia di belle arti, alle sinagoghe del Ghetto; viaggi individuali per vedere la Scuola grande di San Rocco, le Gallerie dell'Accademia, il Peggy Guggenheim, una fantastica mostra sull'Etiopia ospitata a Ca' Foscari;