(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

domenica 24 febbraio 2019

La lezione di musica

Quando eravamo ragazzi si andava alla scuola di musica. Nell’oratorio dei Frati una volta a settimana (mi pare fosse di mercoledì) alcune stanze erano occupate da giovani promesse intente a coltivar le loro doti concertistiche, mentre altri nel frattempo s’interrogava sulla reale consistenza di quelle embrionali aspirazioni… Fin dai 9 anni venni iscritto a quei corsi. Teoria e solfeggio prima, per passare poi allo strumento. Dopo due o tre anni di studio, non so più per quale ragione, mia madre decise che era meglio cambiare. Anche il figlio di alcuni nostri vicini suonava la fisarmonica e prendeva lezioni a domicilio da un maestro che arrivava da Montereale Valcellina, il martedì pomeriggio. A seguito di fitte consultazioni fra le rispettive genitrici, a casa mia si decise per il cambio. Quando il maestro Cortella venne a casa a conoscermi volle che gli facessi sentire qualcosa, giusto per poter valutare sommariamente il mio livello di preparazione. Ricordo che eseguii un tango, niente di impegnativo, ma fui interrotto dal maestro dopo appena qualche battuta. Poiché suonavo ormai da un paio di stagioni con la fisorchestra spettacolo del maestro Sartor, mi sentivo legittimato a interpretare i brani a mio piacimento, apportando ogni sorta di variazioni e abbellimenti. “No, no, ma cosa stai facendo? m’interruppe allarmato il nuovo maestro. “Non c’è mica scritto così lì!”. “Ah, lo so” risposi con l’aria di quello che la sapeva lunga “ma io questo pezzo lo eseguo così”. Con pazienza e determinazione il maestro Cortella ci mise qualche mese per ottenere che io leggessi fedelmente lo spartito, dandomi una lezione di rigore di cui ho fatto tesoro. Soprattutto quando si suona in gruppo è fondamentale che ciascuno faccia la propria parte, senza concedersi licenze o distrazioni, per una buona riuscita dell’insieme. Ma anche quando ci si esibisce da solisti è indispensabile, prima di tutto, una lettura fedele dello spartito. Le differenti sensibilità, che matureranno nel musicista con il passare del tempo, consentiranno, semmai, in seguito di interpretare il testo. Mi sono imbattuto in questi giorni grazie a Facebook nella clip video di un intervento di Massimo Cacciari nella trasmissione televisiva Quante Storie di Corrado Augias (https://www.facebook.com/watch/?v=2238701692874889). Il noto intellettuale spiega con l’usuale enfasi proprio il medesimo concetto, riferito alla letteratura. Mi sono trovato ad applicare lo stesso criterio innumerevoli volte e in ambiti diversi, forte della lezione appresa studiando musica, segno che si tratta di una lezione di vita. Che comprende il rispetto delle regole, la corretta decodifica dei messaggi (saper leggere, saper ascoltare, saper guardare), il senso di appartenenza a un gruppo, l’attitudine alla coralità. Forse, tutto sommato, anche l’ora di musica delle scuole medie di un tempo, quella in cui s’imparava a suonare il flauto dolce, non era del tutto superflua.

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