(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

domenica 17 febbraio 2019

Quelle battaglie non furono inutili

Fra qualche giorno riprenderò il lavoro, dopo quasi 18 mesi di assenza. Poco meno di un anno e mezzo durante il quale, da figlio unico (e single), mi sono dovuto occupare da solo di una madre novantenne alle prese con gli acciacchi invalidanti dell’età. Sono un privilegiato. Ho iniziato a lavorare in un’epoca assai diversa dai tempi che viviamo e per questo ho un contratto a tempo indeterminato. Lavoro in un’azienda strutturata e solida, che può permettersi di rinunciare per un periodo così lungo anche a più collaboratori che siano costretti ad assentarsi per i medesimi gravi motivi. Ho usufruito di ferie, permessi, aspettative retribuite e non retribuite, retaggio di un sistema di welfare che si sta progressivamente sgretolando. Ho dei risparmi che mi consentono di vivere decorosamente e affrontare le spese necessarie per l’assistenza di un congiunto non più autosufficiente anche senza ricevere lo stipendio per qualche tempo. Durante questi mesi ho pensato più volte con angoscia a come avrei potuto cavarmela senza quelle tutele conquistate con decenni di battaglie civili, oramai sacrificate sull’altare del profitto di pochi e precluse a strati sempre più ampi di popolazione, giovani e meno giovani. Ora, io capisco che le forze migliori del nostro Paese sono impegnate a difendere i sacri confini della "patria" da una terribile invasione immaginaria portatrice di devastazione, malattie e miseria che le scorrerie degli Unni, a confronto, paiono una scorribanda di bulletti di periferia; ma se qualche amministratore locale, se qualcuno dei politici che dicono di avere a cuore il "bene comune" volesse occuparsi anche di risolvere i problemi veri che affliggono le persone, quei cittadini che sperimentano quotidianamente la difficoltà di sopravvivere gliene sarebbero grati.

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