Całe de ła bissa, seguito da un numero a quattro cifre che par di essere a Manhattan. Questo è l'indirizzo del mio precario ricovero lagunare (la "elle" dei veneziani in questo caso vale come una "e": anche gondoła si pronuncia "gondoea"). Mi sono sempre domandato come facciano i postini a raccapezzarsi con i numeri civici delle case di Venezia, ma, soprattutto, quale sia il criterio che sovrintende la loro assegnazione. Proverò a chiedere al prossimo portalettere che incontro. La città è a un'ora di treno da casa, troppo facilmente raggiungibile per evitare la tentazione del pendolarismo. Meta obbligata delle prime gite scolastiche, nel corso degli anni a seguire diventa la destinazione di fugaci visite giornaliere. Qui venni per il carnevale, opportunamente acconciato, mentre frequentavo le superiori; e poi per visite guidate all'Arsenale, all'Accademia di belle arti, alle sinagoghe del Ghetto; viaggi individuali per vedere la Scuola grande di San Rocco, le Gallerie dell'Accademia, il Peggy Guggenheim, una fantastica mostra sull'Etiopia ospitata a Ca' Foscari; e ancora le chiese, onnipresenti con il loro bagaglio di arte e storia. Venezia di sera mi mancava. Poter passeggiare nelle calli dopo il tramonto, quando la calca dei pendolari si dissolve, quando i venditori di paccottiglia hanno ormai abbassato le saracinesche dei loro empori e i drappelli di turisti a caccia di selfie si sono ritirati sfiniti in albergo. Meditavo da tempo di concedermi questo privilegio: una vacanza, anche di pochi giorni, che mi consentisse di dormire sul posto. Ho approfittato di uno degli appartamenti che l'associazione dei dipendenti aziendali mette a disposizione dei colleghi ed eccomi qua. In Całe de ła bissa. Praticamente Rialto. A un tiro di schioppo da piazza San Marco. Avendo deciso all'ultimo minuto di venire, non c'era tempo per farmi avere le chiavi di casa via posta, così sono andato a prendermele a Vicenza, con una piccola deviazione del viaggio di andata. La basilica di San Marco e il Palazzo Ducale credo, forse, di averli visti in gita scolastica, ma parliamo di lustri e lustri fa. Era il caso di rinfrescare la memoria e sono partito proprio da qui.
L'ufficio turistico di piazza San Marco distribuisce una guidina della città invero assai modesta. Per 5 euro non si può pretendere un prodotto serio e curato, ma che un ufficio informazioni di quella che è nostra principale attrattiva turistica, nella piazza più visitata e fotografata al mondo, abbia soltanto questa guidina è un po' desolante. Aggiornata apparentemente al 2015, si autodefinisce "nuova edizione", con 200 "nuovissime foto a colori". Include una minuscola mappa, illeggibile per qualsiasi uomo di mezz'età, ma propone ben 7 itinerari. Un interessante glossario ci informa che la "fondamenta" è simile alla calle, ma uno dei due lati della strada dà su un canale, e il "rio terà" è un canale interrato e pavimentato. In questo mio breve soggiorno so di dover tornare nel Ghetto e nel pomeriggio faccio una rapida incursione in una bottega libraria che espone vecchi volumi tutti incentrati su storia e tradizioni cittadine per vedere se ha del materiale utile a preparare la visita. Chiedo al libraio se mi spiega la differenza fra Ghetto e Giudecca. Insomma, voglio dire, ci sono due distinti insediamenti di ebrei in città? La cosa non mi torna. Bella domanda, risponde sornione l'interrogato. In realtà, mi spiega, l'origine del nome "Giudecca" è ancora incerta e controversa. La guidina avverte che "la Fondamenta della Misericordia è una zona davvero interessante, non dal punto di vista artistico, ma da quello sociale." Essendo uno dei possibili percorsi che mi porteranno al Ghetto e al museo di arte ebraica, dedico la prima escursione serale a questo itinerario, avventurandomi "a memoria" e affidandomi all'istinto. Raggiungo l'obiettivo senza perdermi (e lo considero un grande successo). Non trovo tracce della movida annunciata dalla guidina, ma ottengo una passeggiata rilassante e suggestiva nella penombra, finalmente libero dalla calca e lontano dalle sfavillanti vetrine dello shopping, mentre dal canale sale l'odore della laguna.
Nessun commento:
Posta un commento
se sei un utente anonimo, ricorda di aggiungere in calce il tuo nome ;-)