(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 18 febbraio 2019

Venezia, la luna e tu (2)

La giornata inizia con il dovuto pellegrinaggio al Ghetto, avendo conferma che Cannaregio è un sestiere estraneo alle torme vocianti di ragazzini in gita scolastica, dove il passeggio ha un respiro più ampio. E si scopre una versione inedita della città. Il portalettere intento alla consegna della posta mi conferma quanto già avevo nel frattempo intuito: la numerazione dei civici è progressiva, per sestiere. "Ma ci sono dei salti", precisa, "Non è così semplice". Gli auguro buon lavoro e mi avvio al museo ebraico. Nel Campo del Ghetto Nuovo c'è una postazione permanente di polizia, un elegante gazebo dove stazionano aitanti finanzieri, segno che l'area necessita di sorveglianza continua. All'ingresso del museo si viene perquisiti con metal detector, bagagli compresi, come al Jewish Museum di Londra. Si organizzano visite guidate alle sinagoghe e al mio gruppo, molto intimo (siamo in cinque) tocca in sorte un'accompagnatrice logorroica, di quelle che pur di non lasciarsi interrompere infarciscono il discorso di mille inutili divagazioni. Anche lei conferma che sull'origine della Giudecca i pareri non sono concordi. Tuttavia, nel corso del saccheggio al bookshop del museo mi procuro un libretto che a una veloce lettura rivela un particolare a questo proposito significativo (Il primo ghetto, Alice Becker-Ho, 2018). Riprendendo l'Histoire du Ghetto de Venise, di Riccardo Calimani, nel testo si legge: "Nel 1423 troviamo un decreto che intima loro di rivendere, entro due anni, ogni bene immobile acquistato in spregio delle leggi vigenti", che vietavano agli ebrei "l'acquisizione o il possesso di beni immobili all'interno dei territori veneziani, cin una sola eccezione: l'isola della Giudecca (...)". La costituzione del Ghetto è del 1516. E con questo la mia curiosità risulta appagata.

Non è del tutto vero che per 5 euro non si posa avere una guida della città seria. Vengo prontamente smentito nel corso del saccheggio al bookshop del museo ebraico. Fra i libri in offerta, tutti a 5 euro, vecchie edizioni impolverate, giacenze di magazzino, adocchio un volumetto dal titolo ammiccante: Il giro dell'oca, dell'ochessa e della madre badessa. Data 2007, ma i suoi contenuti sono senza tempo. Propone "otto percorsi itineranti per (ri)scoprire Venezia attraverso le sue storie e la sua tradizione. Gustosissimo e accattivante, da leggere in un baleno e rileggere mentre si provano sul campo gli itinerari proposti. Un esempio riuscito di come si scrive una guida turistica. Se il Comune volesse acquistarne i diritti e rieditarlo a beneficio dei turisti contemporanei, farebbe un affare e di certo una migliore figura che non distribuendo a pari prezzo l'indecoroso baedecker disponibile in piazza San Marco. Tra le curiosità citate nel libretto ricordo questa: "il termine Cason significativa prigione. Ogni sestiere di Venezia aveva nell'antichità le proprie prigioni (...) Lo attesta una delibera del Maggior Consiglio del 19 marzo 1551, che inizia con le seguenti parole: in cadauno sestiere di questa nostra città si ritrova un cason, ovvero carcere, nelle quali si pongono i debitori... Al giorno d'oggi si dovrebbero costruire in forma di condominio...

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