(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

martedì 19 febbraio 2019

Venezia, la luna e tu (3)

Mi son quel gondolier
che in gondola ve ninola
el remo in forcola sivola
con un gran s'cioco de basi

La passeggiata serale lungo la solitaria Fondamenta della Misericordia è diventata un'abitudine piacevole e rilassante, tanto più dopo che ho eletto El Mariner mio ristoratore di fiducia. Percorrere calli semi deserte avvolti dalla penombra fischiettando "Signorinella pallida, dolce dirimpettaia del quinto piano", come mi veniva spontaneo fare in questi giorni, poteva sembrare un affronto ai barcaioli in transito. Stasera mi è tornato in mente questo ritornello da veneziano doc e mi sento più a mio agio. Note de luna, note piena de stele. Vago in cavana e vogo, e vogio cantar. Così recita la strofa che mi riporta all'estate dei miei vent'anni, alle serate post concerto in pizzeria, alla colonia marina di Belluno (a Caorle) e ai cori a doppia voce.

A ocio no se va gnanca in culo. Così ammonisce la raccolta di "detti, insulti e prese in giro" in veneziano che mi sono procurato in una libreria nei pressi di piazza San Marco. Il terzo dì inizia con uno degli itinerari proposti dal giro dell'oca di cui dicevo. Un po' perché le indicazioni della guida sono piuttosto succinte, un po' per via dell'andare "a memoria" nell'intrico di calli, rami e salizzade, va a finire che senza consultare la mappa della città mi perdo in un batter d'occhio. Ma perdersi a Venezia non è poi così male. Mi ritrovo ai Gesuiti, di fronte alla sontuosa facciata di una chiesa da cui s'intravede la laguna delle Fondamenta Nove, in un'altra delle aree snobbate dal turismo selvaggio. Risoltomi a consultare il mio portolano tascabile, riprendo il suggestivo percorso che mi porta a S. Maria dei Miracoli, per approdare poi ai musei di piazza San Marco. Al Museo Correr è ospitata una mostra sulle origini della stampa a caratteri mobili, mentre alla Marciana si rievocano gli ultimi giorni dell'impero di Bisanzio, con sontuoso sfoggio di manoscritti, pergamene e icone antiche. Ritornato in piazza scorgo nel colonnato di Palazzo Ducale i due pilastri in marmo rosa che rappresentavano l'ultima speranza dei condannati a morte. Quando il Doge usciva per presenziare all'esecuzione, se si affacciava da quelle due colonne voleva dire che la grazia era stata concessa. Assisto nel frattempo a una di quelle sfrontate aggressioni di cui parlano le cronache locali. Un cocal si avventa come un falco sul toast che una giovane turista giapponese stava per addentare, fallendo tuttavia nell'intento di scipparlo. Non pago, l'indomito razziatore le si piazza di fronte con aria di sfida pronto a cogliere un'altra occasione, finché la ragazza, impaurita, si rifugia sotto i portici.

E per concludere il breve soggiorno veneziano, la mattina del sabato si raggiunge con misurata pigrizia Campo S. Polo, per scoprirvi una pista di pattinaggio su ghiaccio. Si prosegue verso la Basilica dei Frari, sostando in casa del Goldoni, nel cui ingresso troneggia uno splendido lampadario in vetro di Murano e dove si trova riprodotto un grazioso teatrino delle marionette.

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