(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

mercoledì 11 marzo 2020

Dietro-front!


Nel 1977 sul settimanale Lanciostory comparve una saga a fumetti in realtà già pubblicata vent’anni prima in Argentina, che ebbe nel corso del tempo un notevole successo. La storia narra di una letale nevicata caduta su Buenos Aires. Gli abitanti furono costretti a chiudersi in casa e uscire soltanto bardati come sommozzatori per proteggersi dai fiocchi assassini. In quel periodo svolgevo durante il periodo estivo, con particolare soddisfazione, un commercio di fumetti usati assieme a un mio compagno di scuola (ne avevo già riferito qui www.iltaccuinodipiterpan.it/2013/11/fumetti.html). Oggi che il Morbo venuto dalla Cina dilaga in tutta la Penisola e si espande in Europa e nel mondo, le avventure de L’Eternauta ritornano di sofferta attualità e invitano a riflettere. Discutendo in questi giorni della situazione con amici e colleghi di lavoro, ho ripensato ancora una volta a quanto il servizio militare si sia rivelato per me una fondamentale palestra di vita. Quando ancora ero un ragazzino pressoché imberbe, malgrado mi ritenessi già formato e capace di affrontare ogni sfida, come succede a tutti i ventenni, fui messo a confronto con esperienze da cui trassi utili insegnamenti, ancora validi e attuali.

Al tempo in cui facevo la naia Tolmezzo, come sottotenente di complemento in servizio di prima nomina, una compagnia era normalmente comandata da un capitano. In mancanza, andava bene anche un tenente o, tutt’al più un sottotenente, purché fossero in SPE (Servizio Permanente Effettivo) o raffermati. Professionisti, insomma, mica ragazzi di leva. Dice il saggio, però, che co manca gàmbari, vien bone anca ‘e sate e, di conseguenza, a un certo punto venni informato che dovevo prendere il posto di capitan Mangiafuoco (lui: http://www.iltaccuinodipiterpan.it/2010/04/lo-screiffo-mangiafuoco-e-le-piramidi.html). Si organizzò per la data prestabilita un passaggio di consegne con tutti i crismi dell’ufficialità. Reparto schierato in alta uniforme, allineati e coperti, attenti-baionetta-riposo-attenti-presentatarm, luccichio di sciabole sguainate, fasce azzurre e onori! Dal giorno successivo iniziai a firmare le prime scartoffie in qualità di comandante della 212° Compagnia Alpini d’Arresto.

La foto che correda queste note ritrae il mio reparto alla Scuola Militare Alpina di Aosta nel giorno del giuramento. Nell’intento del giovane sottotenente-istruttore-fotografo la ripresa dall’alto doveva evidenziare il perfetto allineamento delle coorti di allievi sottostanti, già temprati dalla marziale disciplina della SMALP. Il mondo militare, come un po’ tutte le realtà complesse, per funzionare con celerità, efficienza ed efficacia si avvale di un’organizzazione ben oliata, regole certe, diffusamente conosciute e applicate senza tentennamenti. E ci tiene a far bella figura anche dal punto di vista formale. Capita però talvolta che il formalismo prevalga.

Qualche giorno dopo il passaggio di consegne avvenuto nel piazzale della caserma vado negli uffici del comando di battaglione per verificare che la mia nomina compaia anche nell’ordine del giorno che viene periodicamente esposto, come previsto. Apprendo in tal modo che al comando della 212 era stato nominato il S.Ten. … Ottaviani! Figurandomi già ai ceppi su una regia galea per usurpazione di titoli, mosso da comprensibile apprensione mi precipito in Maggiorità, dove trovo ad accogliermi il maresciallo capo Putortì:

- Maresciallo, mi scusi, ma chi è il comandante della 212?

- Tenente, mi spiace doverglielo dire, ma vada a leggersi l’ordine del giorno pubblicato in bacheca.

- In effetti, è proprio perché l’ho letto, che le pongo questa domanda…

- Allora la risposta la conosce già. Buona giornata.

Ottaviani si sarebbe congedato entro una decina di giorni, ma avendo frequentato il corso precedente al mio, aveva in quel momento una maggiore anzianità di servizio (cessino gli sghignazzi: all’epoca della naia obbligatoria l’anzianità si misurava in settimane…). Per la forma mentis del burocrate militare medio non era concepibile l’idea di assegnare la compagnia a un ufficiale che non fosse il più alto in grado (o, in subordine, a quello con maggiore anzianità) fra i presenti. Ergo, i capoccioni del comando di battaglione avevano pensato bene di fare un’unica cerimonia, sdoppiando solo formalmente i passaggi di consegne. La compagnia sarebbe passata prima a Ottaviani e soltanto dopo il suo congedamento a me.

Burocrati...

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