(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 30 marzo 2020

La riscoperta del valore

Il valore delle persone, ad esempio, specie quelle che hanno ruoli di responsabilità, a cui è lecito aspettarsi che siano connesse capacità e competenze, ma non solo. Esempio, lealtà e coraggio sono altri optional che andrebbero considerati di serie nella borsa degli attrezzi di ogni capo. Perché è facile navigare quando c’è bonaccia, ma è col mare in tempesta che emergono le qualità di un comandante. Così come le carenze, dato che per assumere un ruolo può anche bastare un’investitura, ma per esserne degni bisogna dimostrarlo ogni giorno. In questo tempo di coprifuoco, mentre il Morbo continua a dilagare, la cattività domestica imposta per decreto consente di mettere ordine fra gli archivi personali, riordinare le idee, riallacciare relazioni dormienti e rianimarle. Succede anche di ritrovare, a distanza di lustri, vecchi compagni d’arme di quando si era giovani e illusi. E dalla memoria riemergono ricordi accantonati.

Quando svolgevo il mio servizio militare a Tolmezzo, fra gli alpini, capitò anche alla mia caserma di essere allertata per una prova d’allarme. Erano test periodici con cui il comando brigata intendeva saggiare la reattività dei vari reparti, la conoscenza delle disposizioni impartite e la corretta applicazione delle procedure, evidenziando eventuali punti critici su cui intervenire. Queste esercitazioni si dovevano svolgere “a sorpresa”, con l’arrivo in caserma in ore antelucane di un messo recante il dispaccio con l’ordine di attivazione (in stile “Operazione Valchiria”), accompagnato da un team di ispettori (ufficiali superiori del comando brigata di Udine) incaricati delle verifiche. In questi frangenti la figura dell’Ufficiale di picchetto era cruciale e fu proprio durante uno dei miei turni come Gran Portinaio che mi toccò di partecipare all’ennesima Giostra (un vero colpo di… fortuna!). Per meglio garantire l’effetto sorpresa una talpa all’interno dei palazzi udinesi fece filtrare la notizia e così la sera prima del gran giorno venni invitato a un brain storming convocato d’urgenza dal comando di battaglione. Si fece un ripasso delle procedure da seguire e si diedero istruzioni. A un tratto il Comandante, in evidente stato d’agitazione, si rivolse all’anziano maresciallo Pastorino, colonna portante della Maggiorità, scrigno d’esperienza ormai prossimo al congedamento, invocando: “Maresciallo, ma noi del comando che cosa dobbiamo fare?”.

Per parte mia, una volta istruiti i militari di guardia sui comportamenti da tenere, mi ritirai ad aspettare l’alba. Giunto il mattino, arrivò anche il messo col suo allarmante dispaccio. Uno dei colonnelli del team di ispettori mi ricordò di far suonare la sirena d’allarme e di avvertire il Comandante. Dato che fin da tenera età sono sempre stato curioso, diffidente e prevenuto, durante le mie precedenti sessioni come Gran Portinaio mi ero studiato il piano di difesa della caserma, i regolamenti e le disposizioni che dovevo conoscere per lo svolgimento dei miei compiti. Anche perché, dato che “L’Ufficiale di picchetto non dorme; può riposare, vestito” (così recitava uno dei precetti che regolavano il servizio), di tempo a disposizione ce n’era. Avevo verificato qualche settimana prima che la sirena d’allarme da azionare in queste occasioni non funzionava (da tempo immemore) e quando ero di servizio non tralasciavo di ripetere l’annotazione sull’apposito registro che ogni giorno veniva sottoposto al visto dell’Aiutante Maggiore. Riferii all’ispettore che avrei dato ordine al centralino di lanciare a voce l’allarme tramite gli altoparlanti. “Per quanto riguarda il Comandante – aggiunsi – oggi è in licenza.” Dopo avere sgranato gli occhi, inizialmente incredulo, il mio interlocutore iniziò a inveire ai danni del suo stellato collega, condividendo la sua ira con gli altri membri del team: “Ma come? È andato in licenza? Adesso gli faccio vedere io! A questo qui, oggi, gli dobbiamo contare anche i peli del culo!”

Non l’avevano presa bene.

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