e le note vengono aggiornate di quando in quando)
giovedì 18 marzo 2021
Censura e vecchi difetti
"Potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli...". Ai più giovani forse questo incipit non dirà nulla, ma ai nativi digitali abilità e intuito non mancano. I più curiosi troveranno facile soddisfazione grazie a Google. Gli appassionati di storia, invece, o i lettori più attempati, andranno subito con la memoria a quell'infausto periodo del secolo scorso in cui si esaltavano lo schiaffo, il pugno, il passo di corsa e gli orologi battevano l'ora delle decisioni irrevocabili. Succede che un quotidiano locale pubblichi alcune dichiarazioni attribuite a un assessore comunale (di un comune qualsiasi, ai fini del nostro ragionamento qui non ha importanza identificare i protagonisti, ma evidenziare fatti utili ad accompagnare la riflessione). Poiché dalla lettura del pezzo emerge chiaramente l'intenzione di "tassare" in qualche modo un'area fluviale molto frequentata durante la stagione estiva per svago e divertimento, numerosi cittadini intervengono a mezzo social per commentare negativamente la notizia e manifestare tutto il loro dissenso. Fin qui nulla di strano, fa parte del naturale confronto democratico, rientra in quell'impiego virtuoso di Facebook che talvolta si riesce a ottenere. Nell'epoca in cui, tuttavia, la politica ad ogni livello è ossessionata dal consenso popolare e si è votata più ad assecondare gli umori delle piazze che a organizzare e programmare la vita della propria comunità di riferimento, ispirandosi a visioni di lungo periodo, l'assessore coinvolto comprende di avere fatto un passo falso e si affretta a calmare gli animi sostenendo di essere stato frainteso. E anche questa, tutto sommato, non pare più una reazione così scandalosa, posto che ormai vi abbiamo fatto il callo. Succede però che, a stretto giro, sul profilo Facebook del Comune, e quindi su una pagina istituzionale di cui è titolare il Sindaco (così si legge nella social media policy di cui l'ente si è provvidenzialmente dotato), compare un comunicato in cui si afferma che la Giunta Comunale (nientemeno, il governo cittadino) tiene a precisare che quanto pubblicato dal quotidiano in questione non corrisponde alle dichiarazioni rilasciate dall'assessore. Siamo arrivati alla smentita per conto terzi, che già di per sé suona come un'innovazione piuttosto bizzarra: toccherebbe semmai all'assessore rettificare quanto pubblicato dal quotidiano, che c'entra la Giunta? Fa da chaperon? Ma non basta. In quello stesso comunicato si aggiunge: "Avremmo potuto censurare i commenti e il post, ma preferiamo comunicare ai cittadini attraverso queste precisazioni (...)". Bontà loro. Ed è qui, per l'appunto, che si apre una questione di rilievo politico e istituzionale. Perché la pagina Facebook di un ente pubblico non è un balocco adatto a ospitare qualsiasi incontinenza verbale. Non a caso, l'ente si è dato delle regole precise. Dalle quali continuiamo a leggere: "La strategia comunicativa è decisa dal Sindaco" e, soprattutto, "[il Comune] attraverso i social network attivi favorisce anche la partecipazione, il confronto e il dialogo con i cittadini". Queste le dichiarazioni d'intento, le nobili promesse, gli impegni solenni, poi invece arriva la censura. Perché le parole hanno un loro peso e non offre certo un bell'esempio chi prima si dà delle regole per poi dichiararsi pronto a infrangerle. Per concludere la vicenda, conviene segnalare che il comunicato di cui parliamo è stato velocemente rimosso dalla pagina Facebook del Comune, forse perché ci si è accorti di quanto fosse inopportuno e maldestro. Ma anche questo dietro-front è destinato a suscitare una valutazione oltremodo negativa, segno com'è della frenesia con cui viene gestita una comunicazione istituzionale che viceversa dovrebbe essere scrupolosamente vagliata e meditata, senza indulgere a improvvisazione e impazienza. I lapsus sono spesso implacabili rivelatori delle reali intenzioni di chi ne rimane vittima. Quando involontariamente si dice qualcosa di "sbagliato", commettendo una gaffe, quel che si dice (o scrive) non affiora certo per caso: corrisponde invece alle proprie idee e convinzioni più profonde e solo per una momentanea distrazione riesce a eludere le nostre barriere razionali e i filtri che presidiano la convenienza. Così questo riferimento alla censura, poi prontamente...autocensurato, non fa che rivelare un'arroganza sguaiata e richiama alla mente le sbruffonate del marchese Onofrio del Grillo: "Perché io so' io, e voi..."
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1. I giornalisti scrivono quello che vogliono, non sempre quello che viene riferito dall'intervistato: esperienza personale.
RispondiElimina2. Perché non dovrebbe essere corretto che un assessore possa comunicare attraverso il sito istituzionale del Comune?
3. Grosso errore la rimozione del post, concordo!
Ed è ancor peggio, quando, sulla pagina ove compare bardato di fascia tricolore , il sindaco, cancella i commenti negativi per lui o ritenuti tali.
RispondiEliminaNel mio caso, ho attivato, una citazione per diffamazione nel confronti di questo primo cittadino.