(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

venerdì 10 settembre 2021

Libertà è partecipazione

In occasione delle elezioni comunali del 2016 a Cordenons l'affluenza alle urne è stata pari al 60% degli aventi diritto (dati della Regione FVG). Significa che poco meno di un cittadino su due ha deciso di esercitare il proprio diritto di voto. E il trend che si registra da qualche anno a questa parte non lascia molto spazio alla fantasia: è chiaro che c'è una sempre più diffusa disaffezione della gente nei confronti della politica in generale. I politici a ogni livello faticano ogni giorno di più a guadagnarsi credibilità e fiducia e anche quando si viene chiamati a decidere le sorti del proprio Comune, quello che dovrebbe essere l'ambito di più diretto interesse dei cittadini viene invece da molti snobbato. Non indagherò qui le ragioni recenti e passate che hanno portato al progressivo distacco e al disinteresse (per non dire fastidio) di molti elettori ogni qual volta si senta parlare di politica: è un dato di fatto, di cui prima di tutto occorre prendere coscienza. Si può supporre che, siccome le cause di questo malessere hanno radici remote e profonde, le soluzioni non potranno che essere di lungo periodo. Senza avere la pretesa di elaborare massimi sistemi, forse possiamo però fare qualche considerazione spicciola. Quando si affronta il tema della partecipazione, citare Giorgio Gaber può apparire banale. Resta il fatto che il Signor G, da grande autore qual era, in poche parole è riuscito a distillare un pensiero profondo e autentico. Mantenendo il discorso a livello di piccola comunità locale quale può essere la città di Cordenons, malgrado i suoi abitanti abbiano ormai superato quota 18 mila, possiamo affermare che chi decide di tenersi a distanza dalle votazioni non necessariamente lo fa per disinteresse o sottovalutazione. C'è chi è genericamente sfiduciato, chi non si sente rappresentato da nessuno dei candidati e dei raggruppamenti in lizza, chi si astiene per protesta o per ragioni di principio. Ci sono anche cittadini tutt'altro che disinteressati al tema politico, che dispongono di solide basi dottrinali e credono profondamente nell'autonomia e nella libertà dell'individuo (valori che mettono in pratica ogni giorno e con esiti ammirevoli), e che non riconoscono alcuna utilità ad ogni forma di autorità costituita. Tutte posizioni e scelte legittime. Così come appaiono fondate le ragioni ideali che sostengono le decisioni di ciascuno. Però... Il servizio di nettezza urbana va garantito, così come ci dev'essere qualcuno che si occupi della scuola primaria, delle manutenzioni degli edifici pubblici, dello sfalcio dei parchi urbani; chi lascia in sosta la propria auto negli stalli riservati alle persone disabili va sanzionato e a questo ci pensa la polizia municipale; i servizi sociali del Comune, per quanto possano essere insufficienti al crescente bisogno di tutela espresso dalle fasce sociali più fragili, vanno organizzati, finanziati e migliorati; la viabilità cittadina deve essere adeguata al progressivo sviluppo urbano, che a sua volta conviene venga gestito attraverso piani regolatori lungimiranti. Accanto a tutta una serie di servizi che hanno un immediato riflesso sulla vita quotidiana delle persone,e che diamo per scontati ma di cui qualcuno si deve pur occupare, vi sono direttrici di sviluppo di lungo periodo che devono essere immaginate, progettate e (auspicabilmente) realizzate. Insomma, il Comune, il suo Sindaco, gli Assessori assieme a tutti i Consiglieri hanno un ruolo che spesso non è compiutamente conosciuto; se non lo si vuol riconoscere come essenziale, bisogna tuttavia ammettere che si tratta di incarichi utili e funzionali a far sì che la macchina amministrativa continui a girare. Chi si candida come Sindaco o Consigliere è portatore di un proprio vissuto, di capacità, esperienze, valori che non sono uguali per tutti, giacché ogni persona ha la propria storia. Mantenersi discosti da questo contesto, pur con le motivazioni più diverse e tutte ugualmente legittime, indebolisce la competizione, mentre invece è interesse della comunità che a curarne le sorti vengano scelti i migliori (chi non si sente rappresentato da nessun competitore sosterrà di dovere scegliere i meno peggiori, ma la sostanza non cambia). Le regole del gioco esistenti prescindono dalle pregiudizievoli ideali a cui si può far appello: la partita si gioca comunque, con le regole date e con i partecipanti intervenuti. Chi si autoesclude perde un'occasione per contribuire alle decisioni collettive e lascia che siano altri a decidere anche per lui. Lungi da me l'intenzione di giudicare la decisione di non decidere: io tendo a essere più pragmatico che ideologico. E preferisco contribuire a scegliere chi poi dovrà amministrare per i prossimi cinque anni beni e servizi pubblici di cui mi potrò e dovrò servire perché sostenuti anche dal prelievo che troverò ogni mese elencato nella mia busta paga.

Nessun commento:

Posta un commento

se sei un utente anonimo, ricorda di aggiungere in calce il tuo nome ;-)