(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

mercoledì 8 settembre 2021

Si riparte! (quasi un discorso programmatico) - Secondo round

Nelle comunità di diversa natura l'identificazione dei singoli componenti nel gruppo è un fattore fondamentale; accompagnare i meno convinti nel percorso necessario a conseguirla rappresenta una delle sfide su cui il leader del gruppo e il suo team di collaboratori dovrà investire buona parte del proprio impegno (se ci riferiamo a uno Stato nazionale, per "leader del gruppo" si intenda pure "la classe dirigente"). Sentirsi parte di un squadra determina anche la consapevolezza dei limiti che ci si deve porre in funzione della propria appartenenza. Le regole che governano una comunità possono essere di vario genere: imposte o autodeterminate; necessarie, non derogabili, o modulabili con la opportuna elasticità. Partecipare a una comunità comporta una compressione dell'individualismo da cui possono essere affetti alcuni dei suoi componenti a beneficio del bene comune. Lo scopriamo fin dai primi anni di scuola: in classe si deve stare in silenzio per non disturbare la lezione, e quella che potrebbe essere per qualcuno una insopportabile limitazione del proprio diritto alla socialità, rappresenta invece una regola di funzionamento utile a garantire che tutta la classe (querelante incluso) possa imparare qualcosa di utile. Consentire di disturbare la lezione non giova, evidentemente, né alla classe, né al sedicente discriminato (malgrado quest'ultimo si senta defraudato di una propria prerogativa). Per quanto queste considerazioni possano apparire banali e scontate a una prima lettura, guardando alla realtà assistiamo quotidianamente a comportamenti poco rispettosi del vivere comune, che vanno dai piccoli gesti di ordinaria maleducazione a più diffuse manifestazioni di irresponsabilità tese a riaffermare il primato del singolo a scapito della comunità. È la prevalenza del solista. Vi possono essere talvolta motivate scelte individuali prese con buon diritto in disaccordo rispetto al gruppo cui si appartiene, ma nella valutazione compiuta da ciascuno dovrebbero comunque in ogni caso trovare posto il proprio senso di appartenenza, le ragioni dello stare assieme, il superiore interesse collettivo. Bisognerebbe insomma essere in grado di calmierare il proprio egoismo. Spesso così non accade, e ne abbiamo esempi vicini e lontani, anche attuali. Le proteste, sovente strumentali e fomentate da influencer di vario genere, contro le restrizioni adottate per contrastare la pandemia e le insistenti polemiche sull'efficacia dei vaccini, sulla loro pericolosità (arrivando anche a sostenerne l'inutilità), salvo circoscritte eccezioni rientrano in una manifestazione di individualismo. Ma volendo restare alla più modesta realtà locale, ciascuno potrà facilmente individuare esempi in cui viene fatto prevalere l'interesse del singolo (o di una sola parte) a scapito della collettività. Tutte situazioni che, al di là del senso di ingiustizia che posso suscitare, di certo non giovano a chi rimane escluso. L'equità, la solidarietà, l'inclusione, sono tutti elementi che contribuiscono a migliorare la coesione sociale. La loro assenza (o una loro imperfetta applicazione) rappresenta un concreto pregiudizio per la comunità e di conseguenza per ogni suo singolo componente. Chi agita fantasmi al solo scopo di alimentare paure e insicurezze a cui contrapporre artificiosi e inutili rimedi attenta al nostro vivere comune per proprio tornaconto. Io continuerò a farmi ispirare dall'antico imperatore romano e dalle sue api laboriose.

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