È tempo di lauree a Perugia e i neo dottori si vedono raggianti posare per le foto di rito in piazza IV Novembre e seduti ai tavolini dei bar del centro con amici e parenti venuti a festeggiarli. Quasi tutti gli incontri del Festival del giornalismo che si svolgono durante il giorno sono in inglese quest'anno, vista la netta predominanza di relatori internazionali. Non essendo del tutto convinto della piena efficienza garantita dall'intelligenza artificiale per la traduzione simultanea, decido così di privilegiare le visite turistiche. Il materiale non scarseggia. Ieri sera, però, ho approfittato di un incontro in sala dei Notari, finalmente in italiano, che credevo molto più partecipato. Il Festival mi ha abituato nel corso degli anni alle lunghe file di spettatori in attesa, che nel caso di eventi di particolare richiamo si formano anche diverse ore prima dell'orario di inizio.
Ieri sera era in programma una discussione sulla repressione del dissenso nella Russia di Putin, con l'intervento in videoconferenza di Vera Politkovskaja, figlia della giornalista assassinata alcuni anni fa. Non c'era coda all'ingresso e in sala non mancavano i posti liberi. Gli interventi dei relatori sono stati particolarmente interessanti e la testimonianza di Politkovskaja illuminante su situazione attuale e prospettive future. Mi ha incuriosito l'intervento di un professore di criminologia dell'università di Oxford, intervenuto via Skype, Federico Varese, che in un recente libretto propone l'analisi della società russa contemporanea attraverso la storia di quattro profili criminali: lettura affascinante. Uscendo da San Domenico avevano notato una lapide posta giusto di fronte alla chiesa, sul muro di un'abitazione.
GIORDANO BRUNO
CHE
NELL'ESAME DELL'ASSOLUTO
ATTRAVERSO LA DOMMATICA FILOSOFIA
PRECORRENDO VITTORIOSO I TEMPI
TROVI IN QUESTA PIAZZA
OVE
IMPERARONO I SUOI CARNEFICI
GLORIFICAZIONE E RICORDANZA
I PARTITI POPOLARI POSERO
17 FEBBRAIO 1907
Scopro così che la piazza su cui affaccia il tempio è dedicata al filosofo campano (e anche frate domenicano, invero più per brama di studio che per vocazione). Non c'è da stupirsi: di fronte al pozzo che si trova nella piazza sta oggi un'enoteca con cucina, che a differenza di molti altri locali perugini, resiste negli anni. Non è soltanto un luogo di interesse enogastronomico, bensì anche storico. "Nata nei locali che furono della storica farmacia Bellucci, teatro di un drammatico episodio del Risorgimento Perugino", così si presenta l'enoteca. Il riferimento è ai sanguinosi fatti del 20 giugno 1859 e agli scontri che qui si ebbero fra i mercenari svizzeri inviati dal papa a sedare la rivolta (l'ennesima) e i pochi resistenti destinati a essere sopraffatti. A Perugia non si perde occasione per dichiarare il proprio anticlericalismo.
Perugia medievale si sviluppò su due linee, quella della Piazza Grande (Duomo, Palazzo Dei Priori, fontana Maggiore eccetera...) e quella del Sopramuro, che ha visto un susseguirsi di interventi e cambiamenti di destinazione impossibili da elencare. In sostanza il Sopramuro nasce dalla costruzione del muraglione di contenimento tuttora apprezzabile verso il Pincetto o il ben più tardo (1933) mercato coperto e dal riempimento dello spazio che lo separava dalla precedente muraglia etrusca: sul terrapieno nasce piazza Piccola, poi Piazza Matteotti. Di qui in avanti, le due facciate del Sopramuro vengono trattate in modo completamente differente, come nelle classiche famiglie in cui un figlio viene riverito e l'altro trascurato.
(Tratto dalla Guida psicogeografica della città di Perugia, Associazione Culturale Emergenze, Perugia 2019)
La guida cita un paio di ambienti, la Sala Gotica e la Sala Salara, sottostanti al tribunale di Piazza Matteotti e meritevoli di visita. Non mi risultava chiaro se le due sale fossero nel frattempo state restaurate e se risultassero ora accessibili. Così stamattina sono tornato allo IAT nella biblioteca degli Arconi e ho chiesto a loro. Scoprendo che la nuova dislocazione della biblioteca risale allo scorso dicembre e, sì, la Sala Gotica è compresa nella struttura. Da lì mi sono portato alla cappella San Severo, un delicato scrigno che custodisce l'unico affresco di Raffaello presente in città. Il giovane custode si mostra preoccupatissimo, perché gli è stato preannunciato l'arrivo di una settantina di studenti in gita scolastica che, con ogni evidenza, non potranno mai entrare tutti assieme in un locale così piccolo. L'assalto dei gitanti si risolve in realtà in poca cosa, fra i molti che rimangono fuori e i pochi che si trattengono i cinque minuti necessari al loro accompagnatore per illustrare l'opera. Io beneficio di un audioguida self-service disponibile su smartphone, che si rivela davvero funzionale. Ancora una volta bravi i perugini, che sanno valorizzare al meglio il loro patrimonio artistico!
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