(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

venerdì 7 aprile 2023

TO2023 - Commiato

Dal mio temporaneo rifugio posto nel decumano massimo in questi giorni mi sono sorpreso di riconoscere, in genere poco dopo l'alba, lo stridere dei gabbiani. Non immaginavo che potessero nidificare in un contesto metropolitano dove spero non ci siano i cumuli di rifiuti a cielo aperto necessari a sfamarli. Mi sono informato, scoprendo che in realtà realtà le colonie cittadine di volatili sono oltremodo numerose anche grazie alla prossimità di importanti corsi d'acqua. In questa occasione non mi sono spinto fino in via Nizza, come ho sempre fatto in passato, in segno di omaggio nei confronti di un luogo determinante per tutta la mia famiglia. La portineria del 141 stavolta era un po' eccentrica rispetto al fulcro dei miei interessi, e forse anche questo è il segno di un ciclo che si chiude. Ho imparato che il museo dell'artiglieria che ha sede nel maschio di via Cernaia e uno dei due edifici torinesi che hanno il civico zero. Ho scoperto che la scuola di Cavalleria, di cui ricorre quest'anno il bicentenario di fondazione, in origine era ospitata nella Venaria. Ho appreso che l'amaro Montenegro si è chiamato così in omaggio alla futura Regina Elena, in occasione delle sue nozze con l'allora Principe di Napoli. Io che mi lamento dello stile di guida degli autisti ATAP, ho sperimentato qui la spregiudicatezza di alcuni conducenti GTT. Ho ammirato i viali alberati, dove le piante dalla maestosa chioma, ciascuna recante un proprio numero di inventario infisso sul tronco a imitazione del proverbiale asburgico puntiglio, vengono potate comme il faut. Da sotto i portici monumentali del centro cittadino mi sono trattenuto col naso all'insù a ogni balcone cesellato nel ferro o nella pietra. Ho visto la nuova e la vecchia Porta Susa, mi sono intrufolato nel suk multietnico di Porta Palazzo, attraversando con circospezione gli stretti corridoi che separano le infinite bancarelle del mercato. I signori Delens del 141 di via Nizza erano una coppia di inglesi trasferiti si a Torino per via del lavoro di lui, che aveva a che fare con le forniture per gli altoformi. Non avevano patente e nemmeno l'auto, quindi di tanto in tanto, nei fine settimana, ci stipavamo in sei nella nostra Cinquecento e si andava in gita in collina. Sia io che il loro figlio eravamo davvero piccoli (Io due o tre anni e Julian poco di più) e quindi il viaggio non era molto sacrificato. A distanza di oltre mezzo secolo ora capita a me di beneficiare della generosità degli amici disponibili ad accompagnarmi in giro quando capito a Torino. Ho potuto vedere finalmente la Sacra di San Michele e ne è valsa decisamente la pena. Con un salto a ritroso di cent'anni ho scoperto un episodio cruento, che rimane, ahimè, ancora di stretta attualità. Nel dicembre del 1922 squadre fasciste, ebbre del potere appena conquistato, si scatenarono in una sorta di spedizione punitiva nei confronti della città operaia e socialista, in un turbine di violenze che, per gli stessi motivi, aveva travolto nel Maggio '21 anche Pordenone. Il bilancio della "strage di Torino" si chiuse con 14 vittime ufficiali, ma gli storici ipotizzano che i morti siano stati almeno una quarantina. Ancora una volta, insomma, il mio è stato un soggiorno arricchente, non privo di spunti e incitamenti ad approfondire. Sono certo tuttavia che quel che resta da scoprire sia molto di più.

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