(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 3 aprile 2023

TO2023 - Terza giornata

Je tornade primevere, cui soi mîl mîl odors... Mi sveglio con le note di questa villotta nelle orecchie, dopo che un amico l'ha proposta su Facebook e per celebrare degnamente l'arrivo della primavera parto in direzione della palazzina di caccia di Stupinigi. Il viaggio si preannuncia avventuroso. Ieri sera ci ho messo un bel po' per pianificare il tragitto e scegliere i mezzi più confacenti. La linea 4 arriva fino a Filadelfia e poi c'è una navetta sostitutiva. Scartata. La 10, invece, da piazza Statuto mi porta fino a Piazzale Caio Mario, giusto in faccia alla monumentale palazzina uffici di Mirafiori. Da lì, con la 41 si giungerà a destino, dopo aver traguardato Strada del Drosso e le dolci memorie che vi sono legate. In quella via abitavano Cachi e Gigiuta, una coppia di amici di famiglia molto cari. Fu sul terrazzo del loro appartamento che io, fanciullo, mi sporsi attraverso la ringhiera per poter vedere meglio uno dei loro figli che stava giocando in cortile. Una volta infilata la testolina, però, non c'era verso di ritrarla e io iniziai a lanciare urla di aiuto in direzione dei miei genitori, che stavano amabilmente chiacchierando in casa. Dopo alcune caute manovre il capino fu finalmente liberato dalla morsa della balaustra e il terrore sì chetò. Con i mezzi ci vuole un'oretta per arrivare a Stupinigi e altrettanto a rientrare, compresa una mena deviazione per Borgaretto, frazione del comune di Beinasco. Al rientro contavo di visitare Palazzo Madama, stimolato dalla scoperta che l'odierna via Garibaldi, centralissima arteria in cui si trova il mio temporaneo rifugio urbano, altro non era che il decumano massimo della città romana. Però il martedì è chiuso. Ripiego allora ancora una volta sotto i portici di via Po, ripetutamente distratto dai chioschi di libri usati, e arrivo finalmente a Palazzo Accorsi Ometto, meta fortemente sponsorizzata da Franca. Tremila opere d'arte, disseminate in 27 sale. Una straordinaria collezione di arredi, ceramiche, arazzi, frutto della passione antiquaria e del fiuto di un mercante d'opere d'arte d'eccezione, Pietro Accorsi. Avendo notato nella grande cucina del palazzo una profusione di stoviglie in rame perfettamente lucide, domando a una delle custodi con quale frequenza vengono strofinate. Scopro così che esiste un trattamento protettivo che previene la brunitura del metallo e consente di evitare le diuturne fatiche della lucidatura. Per sovrammercato ottengo anche una soffiata da leccarsi i baffi: il posto dove sorbire il tipico bicerin torinese si trova in via Pietro Micca, al numero 10, da Beccuti. E bisognerà provarlo.

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