(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 1 maggio 2023

IJF23 - Cinque

Il sabato si conclude in sala dei Notari, con l'intervista a Francesca Mannocchi dell'Arianna nazionale, anima e motore del Festival. La pirotecnica sessione di Propaganda Live dall'auditorium di San Francesco al Prato me la godrò invece in streaming più tardi, comodamente adagiato in branda. Chiara gestisce col marito Il piccolo hotel che mi ospita per l'ennesima volta. Si intrattiene volentieri a chiacchierare, se il viavai degli ospiti lo consente. Mi informa che da poco hanno rimosso il soppalco del parcheggio Pellini, per problemi di stabilità. La mia prima volta a Perugia, se escludiamo la gita scolastica delle superiori e una capatina a Umbria Jazz alcuni anni più tardi, trovai alloggio in un b&b che sta proprio di fronte al parcheggio Pellini, il Domus Minervae. Era il 2005 e il minimetrò ancora non era entrato in funzione. Dalla stazione ferroviaria di Fontivegge presi un autobus affollatissimo. Ero convinto di essere sceso troppo presto, rassegnandomi a trascinare i bagagli ancora per un po' prima di raggiungere il b&b, ma mi sbagliavo. Ero arrivato al parcheggio e dunque la meta era vicina. Oggi finalmente posso affrontare la scalata alla torre degli Sciri, 42 metri di solida pietra dalla cui sommità si può godere di una vista a 360 gradi, che abbraccia l'intera città e i monti circostanti. Ci avevo già provato ieri, ma vedendo la porta ancora chiusa all'orario previsto e notando che non c'era nessun altro in attesa di salire, avevo poi "ripiegato" su uno dei panel del Festival. Il foglio informativo che mi viene consegnato all'ingresso segnala che la torre è di proprietà del ATER. La cosa mi incuriosisce e ne chiedo ragione al volontario che accoglie i visitatori, ma anche lui non sa spiegarmene Ail motivo. Dopo avere percorso i 232 gradini che portano in cima, si può apprezzare una vista senza eguali. Si vede anche il convento di Monteripido, altra meta suggerita dalla mia guida. Il custode volontario sostiene che sia facilmente raggiungibile da Porta Sant'Angelo attraverso una ripida via Crucis ascendente. Me lo segno per la prossima occasione. Vicino alla torre si trova la casa-museo che fu dimora degli Oddi, nobile famiglia perugina che contese la scena alla casata dei Baglioni. Anche questo è un luogo che ho ignorato a lungo. Si trova proprio al termine delle scalette che arrivano in fondo a via dei Priori. Arrivando dalla stazione ferroviaria con il minimetrò si scende alla Cupa e si prendono le scale mobili che salgono verso il centro. Questo è il percorso che ho seguito per raggiungere il mio piccolo hotel. Questa e le altre volte in cui sono stato loro ospite. Oggi ho smarcato anche questa. Una cinquecentesca dimora nobiliare, con le carte da gioco, i pezzi degli scacchi e le cartelle della tombola esposti sui tavoli dei salotti. Un cappello a cilindro sta adagiato assieme a un bastone da passeggio su una sedia della camera da letto. Le cassette delle lettere che si trovano nel vano scale sono un segno dei tempi. Per far quadrare i bilanci della fondazione proprietaria del palazzo, gli appartamenti sovrastanti al piano nobile sono stati affittati. Per chiudere la giornata mi concedo un concerto che promette soddisfazione. In corso Bersaglieri, sulla strada che sale verso il tempio di Sant'Angelo, c'è una chiesina dalle origini antiche: se ne ha testimonianza già nel XII secolo. La decorazione che colpisce ogni visitatore, si trova sulla parete in fondo al presbiterio, dove un affresco del pittore futurista Gerardo Dottori rappresenta due angeli che si librano in volo sopra a un paesaggio lacustre. Ebbene, in questo piccolo scrigno di storia era in programma l'esecuzione di alcuni "Canti e cunti della Trinacria". Fin dalle prime battute la conduzione della serata si è rivelata piuttosto impacciata, ma quando poi ho ascoltato i primi canti, è stato chiaro che l'interpretazione della melodia era piuttosto "libera", quasi futurista (chissà, forse per un deferente omaggio all'artista perugino). Insomma, un'esibizione da dilettanti allo sbaraglio, se non fosse per le performance di un giovane tenore che si è prodotto in alcune riuscitissime interpretazioni di arie d'opera, accompagnato al pianoforte dall’unico altro vero professionista serio di quello strampalato ensamble (a onor del vero, è risultata apprezzabile anche la partecipazione di una poetessa avolese, che ha letto alcune sue liriche in siciliano e in lingua). Peccato.

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